L’Europa reagisce al Coronavirus
Il Parlamento europeo, ha adottato ufficialmente l’iniziativa di investimento per la rispondere all’emergenza Coronavirus. Saranno messi a disposizione degli Stati membri, 37 miliardi di euro provenienti dai fondi di coesione, per affrontare le conseguenze della crisi Covid-19.
Adottato ufficialmente da parte del Parlamento europeo, in sessione plenaria straordinaria, l’iniziativa di investimento per la risposta al Coronavirus. Lo strumento metterà a disposizione degli Stati membri 37 miliardi di euro dei fondi di coesione per affrontare le conseguenze della crisi. Una riunione plenaria straordinaria per una situazione, ahimè, eccezionale. L’Europa non si ferma reagendo all’emergenza socio-sanitaria attuale. Il Parlamento europeo infatti rimodula le proprie attività di esercizio della democrazia. Scopriamo come.
La democrazia virtuale dell’Europa
David Sassoli, presidente dell’istituzione inaugura così la sessione straordinaria a Bruxelles:” Siamo determinati a dare il nostro contributo nella lotta alla pandemia garantendo la nostra funzione democratica”. A molti non è sembrata una solita “apertura lavori” ma una vera sperimentazione di “democrazia virtuale”, con riunioni tutte concentrate a Bruxelles, invece di Strasburgo, fino a nuovo ordine. Durante la riunione si è discusso di una manovra che avrà conseguenze rilevanti per il prossimo futuro. E’ stato approvato il Coronavirus Response Investment Initivative. Una strategia che si fonda essenzialmente sulla rimodulazione dei programmi attivi nel quadro della politica di coesione.
Come funziona il Coronavirus Response Investment Initivative?
L’investimento da 37 miliardi di euro, provenienti dai fondi di coesione, assicurerà agli Stati membri la possibilità di utilizzare al meglio il denaro del bilancio europeo per far fronte alle conseguenze della crisi socio-economica causata dal Covid-19. Ursula von der Leyen nel suo intervento ha detto: “Abbiamo lanciato l’iniziativa di investimento di risposta al Coronavirus per aiutare a dirigere 37 miliardi di euro per mitigare l’impatto della crisi, per salvare vite umane, posti di lavoro e aziende. Questo è il motivo per cui abbiamo adottato le norme temporanee più flessibili sugli aiuti di Stato di sempre, per consentire agli Stati membri di offrire un’ancora di salvezza alle imprese”.
Come saranno utilizzati i fondi?
I fondi saranno destinati ai sistemi sanitari, alle PMI, ai mercati del lavoro e ad altre parti deboli delle economie dei paesi UE. Si tratta di risorse ricavate da una sostanziale revisione dei programmi esistenti nel quadro della politica di coesione.
La riprogrammazione dei Fondi UE
Per rendere operativa la Coronavirus Response Investment Initivative, si è definito che gli esborsi collegati al Covid-19 potranno rientrare nell’ambito dei fondi strutturali.
Quindi, in pratica, gli Stati membri potranno:
– usare il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il Fondo sociale europeo (FSE) per: acquistare dispositivi sanitari e di protezione, prevenzione delle malattie, sanità elettronica, dispositivi medici (compresi respiratori, mascherine e simili), sicurezza dell’ambiente di lavoro nel settore dell’assistenza sanitaria e garanzia dell’accesso all’assistenza sanitaria per i gruppi vulnerabili;
– utilizzare il FESR per aiutare le imprese a far fronte agli shock finanziari a breve termine, ad esempio in termini di capitale di esercizio delle PMI, con speciale attenzione ai settori particolarmente colpiti dalla crisi;
– ricorrere al FSE per sostenere temporaneamente regimi nazionali di lavoro a orario ridotto, per aiutare ad attenuare l’impatto dello shock;
– usare il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) a tutela del reddito dei pescatori e degli acquacoltori colpiti dalla crisi.
Inoltre anche i fondi strutturali inutilizzati nel periodo 2014-2020 potranno essere impiegati dai Paesi membri verso la lotta contro la crisi.
Più flessibilità sulla spesa per la Coesione
Parallelamente, la Commissione applicherà con la massima flessibilità le norme sulla spesa per la coesione, così da accelerare l’attuazione sul campo. Agli Stati membri è già stata pagata una somma attorno agli 8 miliardi di euro, che ora saranno autorizzati a trattenere per coprire le spese sostenute per contrastare l’emergenza Covid-19. Combinando questa somma con i fondi di coesione, i Paesi potranno dirigere risorse più che triplicate verso le voci in cui sono più necessarie: il sostegno al settore sanitario e l’assistenza alle persone più colpite dalla crisi socio-sanitaria. Gli 8 miliardi andrebbero di norma restituiti al bilancio UE entro giugno 2020. Trattandosi però di un caso eccezionale, la Commissione propone di trattenerli almeno fino al 2025, quando inizierà a chiudere i programmi coperti dal bilancio a lungo termine dell’UE relativo al periodo 2014-2020.
Quanti finanziamenti per l’Italia?
Orientativamente, nell’ambito del Coronavirus Response Investment Initivative, per l’Italia l’importo totale del bilancio UE che può usare per il contrasto dell’emergienza Covid-19 è di 2 miliardi 318 milioni. A questi si aggiungono 8 miliardi e 945 milioni di risorse della coesione non utilizzate, compreso il cofinanziamento nazionale. Nel complesso, quindi, l’Italia può contare su oltre 11 miliardi di risorse provenienti da Bruxelles.