Co-progettare – Co-finanziare in una logica di sistema territoriale
“Wide-Spread Lab” è una iniziativa progettuale che rappresenta il risultato di un’alleanza strategica tra importanti enti che operano per lo sviluppo sociale ed economico del territorio di Bergamo.
Un modello integrato che offre e realizza esperienze di crescita personale finalizzate al potenziamento delle competenze trasversali, del contrasto al fenomeno dei NEET ed alla promozione dell’occupabilità dei giovani in un Mercato del Lavoro fortemente rinnovato a causa del contesto pandemico che stiamo attraversando.
Rappresenta la logica prosecuzione del progetto che fu realizzato nel 2020 e del quale Diario della Formazione raccontò in uno speciale report che potete leggere QUI
La co-progettazione di “Wide-Spread Lab II: laboratori diffusi per le competenze trasversali”, si pone tre importanti obiettivi di progetto:
- assicurare risposte efficaci alla sofferenza sociale registrata nei ragazzi, alle difficoltà di apprendimento, alla mancanza di motivazione, alla difficoltà di relazione interpersonale e alla dispersione delle risorse personali che i giovani manifestano in maniera sempre più evidente;
- ricucire il tessuto attivo e produttivo del territorio e coinvolgerlo nel sostituire i “tempi morti” pericolosi per i ragazzi fragili con occasioni di incontro con il mondo adulto e con i pari, in cui i ragazzi possano sperimentarsi, vivere momenti di crescita e potenziare quelle competenze trasversali sempre più importanti per il Mercato del Lavoro;
- rafforzare l’alleanza educativa fra il mondo produttivo bergamasco e le realtà educative e formative, capitalizzando la rete di relazioni costruita negli anni.
Per affrontare questioni che investono diversi piani di intervento (innovazione sociale, territorio, giovani, NEET, lavoro, formazione professionale, post-pandemia, ecc.), non sono sufficienti (e vincenti), singoli progetti a sé stanti.
Con l’iniziativa Wide Spread-Lab 2 è stato necessario un cambio di paradigma
Questa tipologia di finanziamento ha rappresentato una vera e propria trasformazione del modo di investire e di erogare. Una nuova policy di co-finanziamento e co-progettazione che segue traiettorie diverse dai classici bandi.
In questo caso l’ente finanziatore ha spostato la propria attenzione dagli input e dal controllo su quegli input, ai processi e ai risultati, o meglio all’impatto: outcomes e non solo outputs, selezionando l’Associazione Formazione Professionale del Patronato San Vincenzo su cui investire, attraverso policies innovative di co-progettazione, dialogo costante e costruzione di relazioni di fiducia basate sulla condivisione della missione e meccanismi di comparazione degli obiettivi strategici di medio e lungo termine. “Wide Spread-Lab II” rappresenta una partnership strategica su missioni, che hanno scardinato la classica relazione erogatore-beneficiario di progetto.
Partenariato strategico e non più dipendenza top-down
Di fronte a complesse crisi globali (economiche, ambientali, sociali, culturali) la filantropia strategica sta assumendo un nuovo ruolo politico e sociale. L’unicità del valore delle fondazioni sta nei beni che possono mettere a disposizione di progettualità condivise, nella qualità dei loro asset e nella loro politica di programmazione. Politicamente e finanziariamente indipendenti, le fondazioni hanno una enorme libertà strategica e una ampia flessibilità e agilità di azione.
Di fronte a politiche economiche e sociali costrette a occuparsi del contingente, le fondazioni, ben lungi dall’essere meri erogatori-tampone, oggi sono probabilmente tra gli attori più capaci di innovazione e cambiamento sociale, più efficaci nel rimettere al centro dell’azione politica e sociale, il futuro.
Abbiamo sempre più bisogno di fondazioni filantropiche che abbiano, allo stesso tempo, il coraggio per fare questo passo. Riconoscere nelle organizzazioni che operano nel territorio come dei veri partner strategici e non dei meri beneficiari di finanziamenti, rivoluzionare completamente le dinamiche di potere erogatore-beneficiario, per favorire l’empowerment e la partecipazione attiva, libera e significativa di partner per il cambiamento sociale.
Wide-Spread Lab II – una nuova azione per contrastare il disagio adolescenziale
Secondo una logica di innovazione e di adattamento ai bisogni emergenti, l’iniziativa “Wide-Spread Lab II: laboratori diffusi per le competenze trasversali” è orientata a contrastare la diffusione del disagio adolescenziale che colpisce sempre più i giovani del territorio e a realizzare un’alleanza territoriale con le aziende per lo sviluppo delle soft skills. Questo orientamento progettuale deriva da un’attenta analisi svolta a più livelli.
L’età dell’incertezza
La preadolescenza e l’adolescenza sono definite le “età dell’incertezza”: sono i periodi in cui le vite dei giovanissimi si formano, attraverso esperienze con i propri pari, la progressiva consapevolezza del proprio corpo, la guida e il supporto dei genitori e degli adulti (ma anche della scuola, del mondo dello sport, delle occasioni di aggregazione), tutte componenti essenziali che aiutano a “strutturarsi» per sviluppare competenze trasversali, inserirsi nella società e affacciarsi all’età adulta.
Nel 2020 queste età dell’incertezza sono state catapultate in un’epoca di assoluta incertezza. E i disagi sono aumentati, molto, in particolare nelle situazioni già di fragilità, soprattutto nei contesti familiari già complessi e complicati.
La dispersione scolastica rappresenta un fenomeno rilevante in tutto il territorio italiano, che nel 2018 si posizionava al 3° posto nella classifica EU. Dal 2020, la chiusura delle scuole e l’attivazione della DAD ha avuto un forte impatto sulla resa scolastica e sulla garanzia di equità nell’accesso all’istruzione, in particolare per i ragazzi già fragili e a rischio di dispersione. In un’indagine CENSIS del 2020, il 22% dei circa 10.000 dirigenti scolastici intervistati evidenzia che la scuola è descritta come lontana dall’essere inclusiva e caratterizzata dal sostegno non sempre garantito alle fragilità. L’indagine Ipsos per di Save the Children e uno studio analogo prodotto dalla Comunità di Sant’Egidio evidenziano che a livello nazionale ben 200mila studenti siano usciti dal circuito scolastico dalla primaria alla media superiore.
NEET e Bergamo
Nella provincia di Bergamo, già nel 2019, il Neet Rate era del il 17,1% dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni, corrispondente a 28.987 in condizione di NEET (Not in Education, Employment or Training), elaborazione su dati Istat e Comune di Bergamo. Dal 2020, ricerche interne hanno rilevato un aumento e cronicizzazione di tale fenomeno, oltre che un aumento della povertà economica delle famiglie e una crescente difficoltà a intercettarle. Questa situazione si è inserita in povertà precedenti, stratificate e multidimensionali, rilevate già da indagini precedenti e che attestavano una quota di abbandoni scolastici pari al 9,3% nella città di Bergamo e del 20% a Sud del capoluogo (Openpolis, 2019). Nel territorio di Bergamo si registrava inoltre un livello di formazione più basso rispetto alla media regionale, accompagnato da livelli molto alti di abbandono scolastico precoce e un grado di incidenza della povertà educativa concentrato nelle fasce più giovani (CGIL, 2017).
I dati sopra riportati vengono completati da quelli raccolti dall’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo, al cui interno è presente l’osservatorio della Neuropsichiatria infantile. Gli studi dell’ASST indicano che la pandemia da COVID-19 ha fatto da “cassa di risonanza” per fragilità esistenti e per disturbi latenti nelle fasce delle “età dell’incertezza”, a causa della necessità di fronteggiare i contagi e il relativo distanziamento sociale hanno costretto i giovanissimi a restare isolati fra loro.
Disagio giovanile e “crisi”
La lettura del “disagio giovanile” disegna una realtà di dispersione delle risorse personali e di depotenziamento della qualità del vivere. Si tratta di un vasto ambito di sofferenza sociale derivante
da tante criticità legate alla formazione dell’adolescente: crisi dei valori tradizionali, crisi della figura genitoriale (in particolare del padre), crisi della famiglia, crisi dell’identità maschile, immigrazione, con la conseguente crisi di identità personale e culturale. In aggiunta a tale situazione si è registrato il venir meno della capacità orientativa delle agenzie di socializzazione e dei riferimenti adulti. Non solo la scuola, ma anche le occasioni di sport, in particolare in squadra: si sono perse esperienze e possibilità di ingaggio benefico per il corpo, vissuto nelle potenzialità e nei limiti.
Le aziende cercano ma il gap della forza lavoro non è relativo alle competenze professionali. Potenziare le soft skills
Parallelamente a questa situazione di fragilità si sta delineando una nuova ridefinizione del mercato del lavoro dove le aziende sono sempre più alla ricerca di una forza lavoro che possieda non solo competenze professionali, ma che soprattutto abbia forti competenze trasversali. A tal riguardo la ricerca McKinsey Global Survey (aprile 2021), condotta tra un amplissimo numero di aziende, evidenzia un cambiamento nella ricerca delle competenze da sviluppare, riportando come fondamentali quelle di natura sociale ed emotiva: ad esempio, empatia, leadership e adattabilità. L’investimento sullo sviluppo delle soft skills nei ragazzi risulta fondamentale per potergli garantire un inserimento lavorativo efficace e positivo.
Leggi l’articolo pubblicato L’Eco di Bergamo il 17 Luglio 2021