Ripartire dopo il Covid: formazione e reskilling
Nel 2020 la pandemia ha sconvolto i mercati del lavoro a livello globale. Le conseguenze a breve termine sono state improvvise e spesso gravi. Milioni di persone sono state licenziate o hanno perso il lavoro. Altre si sono adattate rapidamente a lavorare da casa a causa della chiusura degli uffici. Molti altri lavoratori, invece, sono stati ritenuti essenziali e hanno continuato a lavorare negli ospedali e nei negozi di alimentari, sui camion della spazzatura e nei magazzini, ma con nuovi protocolli di sicurezza. Il COVID-19 ha, per la prima volta, elevato l’importanza della dimensione fisica del lavoro.
Il rapporto McKinsey “The Future of Work after Covid 19”
Secondo il rapporto l’impatto del Covid-19 sul mondo del lavoro a livello mondiale sarà dirompente. Sarà necessario premere sull’acceleratore del cambiamento all’uscita dalla pandemia.
Lo studio valuta l’impatto duraturo della pandemia sulla domanda di lavoro. Il mix di occupazioni e le competenze della forza lavoro richieste in otto paesi con diversi modelli economici e di mercato del lavoro. Cina, Francia, Germania, India, Giappone, Spagna, Regno Unito e gli Stati Uniti. Insieme, questi otto paesi rappresentano quasi la metà della popolazione mondiale e il 62% del PIL. Stando ai dati analizzati grazie alla ricerca, sono 100 milioni i lavoratori che da qui al 2030 dovranno trovare un lavoro diverso, acquisendo nuove competenze. Un nuovo imperativo: reskilling.
Il ruolo della prossimità fisica
Lo studio evidenzia come i lavori con livelli più elevati di vicinanza fisica vedranno una maggiore trasformazione dopo la pandemia. Innescando effetti a catena in altre aree lavorative, poiché i modelli di business cambieranno in risposta a questa ridefinizione. Tra i settori con maggiore prossimità fisica ci sono la sanità, i servizi di cura della persona, il servizio clienti in presenza e molte professionalità legate alle attività di svago e viaggio. In alcuni casi, lo scambio, almeno parzialmente, si digitalizzerà comportando una riduzione dei posti di lavoro in questi campi. Così come, ad esempio, per alcune figure all’interno degli aeroporti o nella ristorazione. La pandemia ha spinto aziende e consumatori ad adottare rapidamente nuovi comportamenti che rischiano di rimanere tali. Delineando così nuove tendenze e nuovi scenari. Di conseguenza, ci sarà una forte discontinuità tra il mercato del lavoro prima e dopo la pandemia.
Smart working
Forse l’impatto più evidente di COVID-19 sulla forza lavoro è il drammatico aumento dei dipendenti che lavorano a distanza. Considerando solo il lavoro a distanza che può essere svolto senza una perdita di produttività, la ricerca mostra che circa il 20-25% della forza lavoro nelle economie avanzate potrebbe lavorare da casa tra tre e cinque giorni alla settimana.
Ciò rappresenta da quattro a cinque volte in più rispetto a prima della pandemia e potrebbe indurre un grande cambiamento nella geografia del lavoro, poiché più persone lasciano le grandi città per spostarsi verso i centri più piccoli, più accessibili a livello di prezzi e di qualità della vita. Il rapporto, però, sottolinea come una parte del lavoro che tecnicamente può essere svolto da remoto raggiungerebbe migliori perfomance se attuato in presenza.
Negoziazioni, decisioni aziendali critiche, sessioni di brainstorming e inserimento di nuovi dipendenti sono esempi di attività che possono perdere una certa efficacia se svolte in remoto.
Molte aziende intendono comunque puntare, nel prossimo futuro, sulla riduzione degli spazi di ufficio anche del 30%, con la conseguenza che i servizi di ristorazione nei dintorni degli uffici e anche i viaggi di lavoro potrebbero ridursi in termini di domanda.
L’incremento dell’e-commerce
L’e-commerce è cresciuto da due a cinque volte più velocemente rispetto al periodo pre-pandemico. Questo passaggio alle transazioni digitali ha favorito la crescita dei lavori di consegna a domicilio, trasporto e magazzino. Anche altri tipi di transazioni virtuali come la telemedicina, l’online banking e l’intrattenimento in streaming sono decollati.
Automazione e Intelligenza artificiale
I due modi in cui le aziende hanno storicamente controllato i costi e mitigato l’incertezza durante le recessioni sono l’adozione dell’automazione e la riprogettazione dei processi di lavoro, che riducono la quota di posti di lavoro che coinvolgono principalmente attività di routine.
Nell’indagine Mckinsey su 800 dirigenti senior nel luglio 2020, due terzi hanno affermato di aver intensificato gli investimenti nell’automazione e nell’intelligenza artificiale in qualche modo o in modo significativo.
La caratteristica comune nell’aumento dell’automazione è correlata alla densità di personale. La ricerca rileva che le attività lavorative con alti livelli di interazione umana vedranno probabilmente la maggiore accelerazione nell’adozione dell’automazione e dell’intelligenza artificiale.
Link al Rapporto McKinsey
Articolo a cura di Laura Bonaita (Responsabile ufficio progettazione presso Associazione Formazione Professionale del Patronato San Vincenzo)