Autore dell’intervista Davide Mura, Responsabile editoriale Manageritalia Servizi, tratta dal numero di luglio-agosto della rivista di Manageritalia Dirigente e pubblicata sul portale manageritalia.it.
Il percorso di carriera unico, lineare e stabile non esiste più. Ma anche l’idea di un solo ruolo professionale, per cui si dovrebbe avere una vocazione esclusiva, fin da giovani, è ormai sbiadita.
Dedicarsi a più lavori, in settori diversi, può essere un modo per crescere, aprire nuove strade, sviluppare network e coltivare i nostri interessi autentici.
Dedicarsi a un unico lavoro per tutta la vita non è una prospettiva allettante e per i multipotenziali è semplicemente un incubo.
Intraprendere carriere multiple regala sfide, soddisfazioni personali e molte opportunità per affrontare con successo i periodi di crisi: parola di Emilie Wapnick, autrice del libro How to be everything.
Il suo libro esplora un modo nuovo e intrigante di concepire il lavoro, la carriera e la propria vita, quello di una persona multipotenziale: come potrebbe definire in poche parole questo profilo?
Un multipotenziale è un individuo che nutre parecchi interessi e vuole dedicarsi ad attività che giudica creative e sfidanti. È una persona incuriosita da diverse discipline che non hanno un legame tra loro. Non esiste un unico modo di essere dei multipotenziali: c’è chi ha sul piatto più progetti differenti nello stesso momento e altri che si dedicano a ciascuno di questi in modo sequenziale, uno dopo l’altro. Tutti noi cresciamo con l’idea che occorre trovare al più presto la propria vera vocazione, indirizzandoci verso una determinata carriera, come se questa fosse l’unica strada possibile per il successo personale.
Perché crede che questa convinzione sia così radicata nella nostra società?
La convinzione moderna della specializzazione affonda le sue radici nella rivoluzione industriale. Da quel momento in poi il modello più efficiente per ogni persona è stato quello di occuparsi in maniera esclusiva di un singolo compito, ricoprendo un ruolo immutabile, per poter essere un ingranaggio del sistema.
In questo modo la nostra industria ha prosperato. Ma il punto è che non viviamo più nell’era industriale. Col tempo, un percorso professionale lineare e definito è diventato una norma sociale che non mettiamo minimamente in discussione e che è stata persino romanticizzata. In sostanza è quell’idea, dal mio punto di vista ansiogena, di essere destinati a fare un’unica cosa per tutta la nostra vita.
Il problema è che molte persone sono incuriosite da più settori e magari sono inclini a contaminarli tra loro, perché così si possono guardare i problemi da prospettive diverse.
Il mito della vera e unica vocazione ci incastra per farci sentire a disagio con noi stessi, ci fa rinnegare i talenti naturali e la curiosità.
Molti esperti ritengono che i robot, che sono per loro natura iper specializzati, stiano già rubando lavoro agli esseri umani: una formazione sulle carriere multiple potrebbe essere un modo per prevenire la disoccupazione?
Sì, parecchi ruoli specializzati saranno sostituiti dai computer. Più attività professionali garantiscono redditi diversificati, così che non si debba mettere tutte le uova nello stesso paniere.
Inoltre ci sono cose che le macchine non sanno fare, come il pensiero creativo, la sintesi delle idee, l’empatia, tradurre un messaggio per gruppi di lavoro che parlano differenti lingue, la capacità di risolvere una situazione problematica o di portare alla luce un grande progetto.
Queste sono competenze che i multipotenziali sembrano inclini ad avere, ma possono essere apprese e affinate da ciascuno di noi.
In che modo si può impostare una carriera multipla?
Le personalità multipotenziali sono più soddisfatte e raggiungono grandi risultati quando hanno una quantità sufficiente di varietà nella loro vita.
Ci sono quattro principali modelli che tendono a utilizzare:
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l’Approccio dell’abbraccio di gruppo, ovvero unire molti interessi in un’unica professione o in un business sfaccettato;
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l’Approccio del taglio, quindi avere molti lavori e/o business part-time che si cambiano con regolarità;
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l’Approccio di Einstein, ovvero avere un lavoro stabile e tranquillo durante il giorno che garantisca i nostri bisogni economici ma che ci lasci abbastanza tempo libero ed energia per perseguire molte passioni una volta terminato ;
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l’Approccio della Fenice, che consiste nel gettarsi a capofitto in un settore per un numero di anni e poi cambiare rotta e iniziare una carriera totalmente diversa in un nuovo campo e così via.
Questi quattro modelli possono essere sovrapposti e personalizzati, ma sono un buon punto di partenza per progettare una vita e una carriera che permettano di esplorare nuovi ambiti e allo stesso tempo avere dei guadagni.
È sempre possibile reinventare se stessi, a qualunque età?
Naturalmente. Supponiamo che si stia lavorando in un settore che un tempo si riteneva interessante ma che da 6/12 mesi presenta compiti ripetitivi e poco stimolanti. Dentro di noi sappiamo che c’è qualcosa di nuovo che ci piacerebbe fare. Forse si potrebbe trovare un lavoro legato alla nostra nuova passione, ma sembra poco realistico: dove iniziare? come introdursi in un settore dove non si ha mai lavorato prima? come competere con altri candidati con una formazione e un’esperienza in quel campo? Ci possono essere diverse strategie per non perdere tempo.
Ci dia qualche consiglio pratico.
Si può cominciare a consultare il proprio network, dato che le relazioni sono più importanti del cv. Conosciamo qualcuno che lavora in quel settore o in un altro vicino? abbiamo amici che possano fare da connettori e che conoscano persone interessanti? Espandete il vostro network: partecipate a eventi legati al nuovo interesse, frequentate presentazioni, provate a conoscere nuove persone. Se si è introversi come lo sono io, basta rimanerci per poco tempo e stare in contatto con chiunque abbiate conosciuto e che possa diventare un possibile amico o collega: cercate di rivederlo al più presto.
Un altro consiglio è di fare volontariato, per differenti cause. Non mi stancherò mai di ripeterlo: le attività legate al non profit offrono straordinarie opportunità di networking e per imparare allo stesso tempo cose nuove. È più facile di quanto si possa immaginare conoscere persone che possano aiutarci a cambiare il nostro lavoro in contesti del genere.
Si può anche iniziare a svolgere del lavoro a titolo gratuito, individuando un imprenditore con cui vi piacerebbe collaborare proponendogli un supporto gratuito per un progetto che potrebbe essergli utile: potreste scoprire che realizza degli ottimi video ma che non sono sufficienti, in quel caso offritevi di farne altri per lui. Al termine, se sarà soddisfatto di voi e gli avrete portato valore, potrete proporgli un’attività retribuita.
Fate formazione, ottenete nuove certificazioni nel vostro tempo libero, anche online.
Stressate le vostre competenze trasferibili, sforzatevi di spiegare e di valorizzare le vostre esperienze passate che possano essere utilmente impiegate nel nuovo lavoro, così come le soft skill: lavorare sotto pressione, rispettare le scadenze o gestire clienti difficili.
Quando lasciate un lavoro per lanciarvi in una nuova avventura c’è sicuramente qualcuno che subirà questa vostra decisione: fate in modo che la transizione sia fluida e dolce, mostrando gratitudine per le opportunità che vi sono state offerte fino a quel momento e nei confronti di chi ha potuto contare su di voi.
È possibile anche essere degli imprenditori seriali: dovreste in questo caso individuare le vostre priorità, le attività su cui si sta già lavorando che possano essere sviluppate in altri ambiti, risolvere i primi problemi pratici, iniziare da piccoli progetti, informare il vostro network della vostra nuova idea di impresa e così via.
Esistono degli ostacoli?
Il più grande ostacolo che un multipotenziale si trova a fronteggiare è la mancanza di risorse per la carriera e modelli di riferimento. La società non ci capisce e il modello di carriera tradizionale di solito non considera prioritari aspetti come la varietà e l’esplorazione di nuovi settori e attività. Abbiamo inoltre bisogno di imparare come bilanciare la nostra spinta verso il nuovo con il desiderio di fare progressi nei singoli progetti.
Ritiene che le carriere multiple, i business “ibridi” e le professioni multisfaccettate saranno sempre frequenti nei prossimi anni? È questo il futuro che attende i giovani Millennial e quelli della generazione Z?
Sì, ne sono convinta. Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito al fallimento di molte aziende e interi settori industriali sono stati scompaginati. Conosco persone che si sono specializzate al di fuori del proprio lavoro.
Considerando la natura imprevedibile dell’economia e della tecnologia di oggi, è molto difficile capire dove si stia andando. In questo clima di incertezza, sviluppare un ventaglio di competenze diverse e affinare l’adattabilità rappresenta una grande risorsa.
Non credo che però questo scenario riguardi solo i Millennial o i giovanissimi.
Ho conosciuto molte persone più mature che stanno iniziando nuove carriere e affrontano diverse forme di lavoro sia per necessità sia per interesse personale.
Fonte: manageritalia.it