Tra perdita di capitale umano e disuguaglianze sociali
Il fenomeno dei NEET (Not in Education, Employment, or Training) è una questione di crescente rilevanza in Italia, dove una percentuale significativa di giovani tra i 18 e i 29 anni vive in una condizione di inattività formativa e lavorativa. Questa situazione non solo rappresenta una perdita di capitale umano per il Paese, ma è anche un indicatore di disuguaglianze sociali e territoriali profondamente radicate.
Con un tasso di NEET tra i più alti in Europa, l’Italia si trova ad affrontare sfide complesse che richiedono un’attenta analisi e interventi mirati.
Questo articolo esplora le dinamiche alla base del fenomeno, partendo dall’analisi della pubblicazione “LOST IN TRANSITION Contrasto al fenomeno dei NEET: azioni di prossimità”, rapporto di ricerca presentato nel mese di Luglio 2024 e pubblicato dal Consiglio Nazionale dei Giovani con il contributo scientifico di IREF (Istituto di Ricerche Educative e Formative), che ha analizzato le differenze tra i giovani che vivono in aree urbane e quelli nelle zone interne del Paese e analizzando le motivazioni, le condizioni di vita, e le dinamiche sociali di questa popolazione.
Chi sono i NEET Italiani?
In Italia, i NEET costituiscono una componente eterogenea della popolazione giovanile. La ricerca evidenzia che il 60% dei NEET è rappresentato da donne, con una concentrazione più elevata nelle aree metropolitane rispetto alle aree interne. Questo dato è significativo poiché indica non solo una disparità di genere nella condizione di NEET, ma anche una maggiore vulnerabilità delle giovani donne nelle città, dove l’accesso al lavoro e alla formazione è teoricamente più agevolato rispetto alle zone rurali o periferiche.
L’età media dei NEET italiani è di 23 anni, un dato che riflette la precarietà della transizione scuola-lavoro per molti giovani. La transizione alla vita adulta, che tradizionalmente comporta il completamento degli studi, l’ingresso nel mercato del lavoro e la formazione di una famiglia, appare oggi più frammentata e incerta. La maggioranza dei NEET si trova in questa condizione da meno di sei mesi, suggerendo una situazione di instabilità temporanea, ma che potrebbe evolvere in un’inattività di lungo periodo se non affrontata adeguatamente.
Le specificità del caso italiano
Il fenomeno dei NEET in Italia è fortemente influenzato dalle peculiarità del contesto socio-economico del Paese. L’Italia è caratterizzata da un mercato del lavoro frammentato, con una forte presenza di economia sommersa e una significativa disparità tra Nord e Sud. Queste condizioni contribuiscono a rendere i giovani particolarmente vulnerabili, soprattutto nelle aree con minori opportunità economiche e formative. Inoltre, il fenomeno della disoccupazione giovanile è spesso correlato a un sistema educativo che non riesce a fornire competenze adeguate per l’inserimento nel mercato del lavoro, aggravando ulteriormente la situazione dei NEET.
Le differenze territoriali: NEET Urbani vs NEET delle Aree Interne
Una delle caratteristiche più evidenti del fenomeno NEET in Italia è la disparità territoriale. Le aree urbane, in particolare le grandi città, offrono una maggiore varietà di opportunità formative e lavorative rispetto alle zone interne e rurali. Tuttavia, nonostante questa maggiore disponibilità di risorse, i NEET nelle città rappresentano una percentuale significativa della popolazione giovanile. Nelle aree metropolitane, il 65,3% dei NEET ha almeno una laurea o un diploma accademico, un dato che contrasta nettamente con il 9,6% dei NEET nelle aree interne. Questo indica che, sebbene i giovani delle città abbiano accesso a un’istruzione superiore, molti di loro continuano a rimanere esclusi dal mercato del lavoro, evidenziando un mismatch tra competenze acquisite e richieste del mercato.
D’altra parte, nelle zone interne, la situazione è più critica. Qui, il 57,6% dei NEET ha interrotto gli studi alla fine del ciclo della scuola secondaria di secondo grado, e un ulteriore 18,4% ha al massimo un diploma di scuola secondaria inferiore. Questi dati riflettono non solo una minore offerta formativa, ma anche una cultura del lavoro meno orientata alla formazione continua e al miglioramento delle competenze.
Impatto delle disuguaglianze territoriali
Le disuguaglianze territoriali in Italia non si limitano all’accesso all’istruzione. Anche le opportunità lavorative variano significativamente tra le diverse regioni. Nel Nord-Ovest e nel Nord-Est, dove il mercato del lavoro è più dinamico, i NEET sono tali da un periodo inferiore a sei mesi nel 69,4% e nel 70,1% dei casi, rispettivamente. Al contrario, nel Sud e nelle Isole, dove il mercato del lavoro è meno sviluppato, il 50,7% dei NEET è in questa condizione da più di sei mesi.
Queste differenze territoriali si riflettono anche nelle aspettative e nelle aspirazioni dei giovani. Nei contesti urbani, i NEET sono più propensi a vedere il loro stato di inattività come temporaneo, mentre nelle aree interne la percezione di un futuro incerto e la mancanza di opportunità concrete contribuiscono a un maggiore senso di rassegnazione.
Auto-attivazione e lavori informali: un fenomeno in crescita
In risposta alla mancanza di opportunità formali, molti NEET in Italia si stanno rivolgendo a forme di auto-attivazione, cercando di mantenere un certo grado di indipendenza economica attraverso lavori informali e attività di auto-formazione. Questo fenomeno è particolarmente evidente nelle aree metropolitane, dove l’81,1% degli intervistati ha dichiarato di aver intrapreso azioni di auto-formazione, rispetto al 61,4% nelle aree interne.
L’auto-formazione può assumere diverse forme, dal seguire corsi online gratuiti al partecipare a workshop e seminari. Tuttavia, queste iniziative spesso non sono riconosciute formalmente e non sempre conducono a miglioramenti concreti nelle prospettive lavorative. Nonostante ciò, l’auto-formazione rappresenta un tentativo di mantenere o acquisire nuove competenze in un contesto in cui l’offerta formativa tradizionale non è sufficiente o accessibile.
Lavori informali e commercio online
Oltre all’auto-formazione, un numero crescente di NEET si dedica a lavori informali, spesso non dichiarati, che permettono loro di ottenere un reddito, seppur modesto. Nelle aree metropolitane, l’88,9% dei NEET ha svolto piccoli lavori in nero, come baby-sitting, lavori di ristorazione o piccole riparazioni, contro il 53,6% nelle aree interne.
Il commercio online rappresenta un’altra forma di auto-attivazione. Piattaforme come eBay, Etsy e Vinted offrono ai NEET la possibilità di vendere prodotti, spesso artigianali o di seconda mano, direttamente da casa. Nelle aree urbane, il 90,4% dei NEET ha dichiarato di aver utilizzato queste piattaforme per ottenere un reddito, contro il 56% dei NEET delle aree interne. Questa differenza può essere attribuita alla maggiore diffusione della tecnologia e alla migliore accessibilità a internet nelle città, ma anche a una maggiore familiarità con le dinamiche del commercio digitale.
Tuttavia, è importante notare che i redditi derivanti da queste attività sono generalmente bassi e non sufficienti a garantire un’autonomia economica duratura. Nonostante ciò, queste forme di lavoro rappresentano un’importante risorsa per i NEET, permettendo loro di rimanere attivi e di sentirsi meno dipendenti dal supporto familiare.
Le motivazioni dietro la condizione di NEET
Le ragioni per cui i giovani si trovano nella condizione di NEET sono molteplici e complesse. Secondo i dati raccolti, il 29,7% dei NEET ha scelto di prendersi un periodo sabbatico, con una maggiore incidenza nelle aree urbane. Questa scelta può riflettere una volontà di prendersi del tempo per riflettere sulle proprie aspirazioni, per recuperare dallo stress o dalla delusione di esperienze lavorative precedenti, o semplicemente per esplorare altre opportunità.
Tuttavia, esiste anche una componente significativa di scoraggiamento. Il 17,4% dei NEET ha smesso di cercare lavoro perché convinto di non trovarlo, mentre il 9,8% ritiene che gli stipendi offerti siano troppo bassi per giustificare l’impegno richiesto. Questo senso di disillusione è più pronunciato nelle aree interne, dove il mercato del lavoro è meno dinamico e le opportunità sono scarse. In queste zone, il 21,6% dei NEET ha smesso di cercare lavoro perché scoraggiato, rispetto al 14,5% delle aree metropolitane.
L’impatto dei carichi familiari e delle rendite
Un altro fattore che contribuisce alla condizione di NEET è la presenza di carichi familiari. Il 12,3% dei NEET, in particolare le donne, ha dichiarato di non cercare lavoro a causa della necessità di prendersi cura dei figli o di altri familiari. Questo dato è particolarmente rilevante nelle aree metropolitane, dove il costo della vita e la mancanza di servizi di supporto adeguati rendono difficile conciliare il lavoro con i doveri familiari.
Inoltre, una parte dei NEET (13%) vive grazie a rendite finanziarie o immobiliari, il che riduce la necessità di cercare un’occupazione. Questi giovani, spesso provenienti da famiglie più agiate, hanno la possibilità di sostenersi senza dover dipendere dal lavoro, ma questo privilegio può anche portarli a rimandare l’ingresso nel mondo del lavoro, contribuendo alla loro condizione di NEET.
Socialità e tempo libero: la vita dei NEET tra relazioni e isolamento
La socialità e il tempo libero dei NEET rappresentano un altro aspetto cruciale per comprendere la loro condizione. Contrariamente all’immagine stereotipata di giovani isolati e inattivi, molti NEET mantengono una vita sociale attiva, seppur con differenze significative tra aree urbane e interne. Nelle città, il 72,5% dei NEET vede gli amici tutti i giorni o quasi, mentre nelle aree interne questa percentuale scende al 53,2%. La possibilità di incontrarsi con i coetanei, fare sport o partecipare ad attività ricreative è ovviamente maggiore nelle aree metropolitane, dove l’accesso a strutture sportive e culturali è più facile e diffuso.
L’importanza delle reti sociali
Le reti sociali hanno un ruolo fondamentale nel sostenere i NEET, offrendo loro un senso di appartenenza e supporto emotivo. Tuttavia, queste reti possono anche diventare una trappola, soprattutto quando i giovani si circondano di altri NEET, creando un circolo vizioso di inattività e isolamento. Questo fenomeno è più comune nelle aree interne, dove le opportunità di fare nuove conoscenze e di partecipare a attività diverse sono limitate. Nelle aree metropolitane, i NEET tendono a frequentare gruppi più eterogenei, che includono sia coetanei attivi nel lavoro o nello studio, sia altri NEET. Questa diversità può essere un fattore positivo, incentivando il ritorno all’attività formativa o lavorativa.
Tuttavia, con l’aumentare dell’età, la propensione a mantenere una vita sociale attiva tende a diminuire. I NEET over 25, in particolare, si trovano spesso a vivere una condizione di isolamento crescente, poiché le loro cerchie sociali si restringono e le opportunità di svago si riducono. Questo isolamento può aggravare ulteriormente la loro condizione, portando a un aumento del rischio di depressione e di altri problemi di salute mentale.
Strategie per contrastare il fenomeno NEET in Italia
Il fenomeno dei NEET in Italia è complesso e sfaccettato, riflettendo le disuguaglianze sociali, economiche e territoriali che caratterizzano il Paese. Le differenze tra aree urbane e interne sono evidenti, con i NEET delle città che, pur avendo accesso a maggiori risorse e opportunità, continuano a lottare contro la disillusione e la precarietà. Dall’altro lato, i NEET delle aree interne affrontano sfide ancora più grandi, tra cui un mercato del lavoro stagnante e una mancanza di accesso a servizi essenziali e opportunità formative.
Per affrontare efficacemente il fenomeno dei NEET, è necessario un approccio multidimensionale che tenga conto delle specificità territoriali e delle diverse esperienze dei giovani coinvolti. Politiche mirate che favoriscano l’inclusione attiva, migliorino l’accesso all’istruzione e al lavoro, e supportino le iniziative di auto-attivazione possono contribuire a ridurre il numero di giovani in condizione di NEET e a promuovere una maggiore coesione sociale.