-
la propensione al rischio: l’imprenditore è un soggetto non avverso al rischio, ovviamente calcolato; ciò significa che egli si muove all’azione prima ancora di conoscere quale sarà l’esito delle sue attività;
-
la capacità di innovare: l’imprenditore non è tale se si limita a replicare quanto è stato realizzato da altri. Egli è dunque un soggetto che concorre a dilatare la frontiera delle possibilità produttive;
-
l’ars combinatoria: al pari del direttore d’orchestra, l’imprenditore deve conoscere non solo le capacità dei suoi collaboratori, ma anche le caratteristiche del genius loci e ciò al fine di organizzare il processo produttivo in maniera tale da favorire l’armonia di tutte le componenti. Tale capacità è per l’appunto “un’arte” e non “una tecnica” e pertanto postula la relazionalità per essere educata.
-
dimensione ibrida: presentare e far conoscere la biodiversità dei modelli d’impresa esistente (non solo imprese “tradizionali”, ma anche imprese sociali, cooperative, start up innovative a vocazione sociale, società benefit). Per fare ciò è necessario recuperare la visione di imprenditori “illuminati” come Olivetti, nonché ripartire dai principi originari della cooperazione, per capire le diverse ragioni che spingono gli imprenditori ad assumere forme imprenditoriali diverse per perseguire i propri fini;
-
dimensione collettiva: incrementare momenti d’informalità ed incentivare l’incontro con imprenditori per alimentare un confronto con i giovani e instaurare un dialogo costruttivo a partire dalla loro esperienza, in luoghi aperti alla contaminazione ( es. co-working).Studi recenti dimostrano come giovani che crescono in aree ad alta densità imprenditoriale da adulti siano più favorevoli ad intraprendere percorsi imprenditoriali. Posto poi che essi diventino effettivamente imprenditori, gli stessi individui hanno anche maggiori probabilità di essere imprenditori di successo (dimensione misurata in termini di reddito d’impresa o di produttività). Ciò che abilita tale sviluppo di imprenditorialità non è connesso tanto a variabili quali, ad esempio, un migliore accesso a strumenti di finanziamento esterni, quanto piuttosto alla possibilità di sviluppare capacità imprenditoriali attraverso la relazione con altri imprenditori in luoghi anche informali.
-
dimensione comunitaria: i bisogni sociali e la richiesta di prestazioni di welfare trovano sempre più risposte attraverso azioni imprenditoriali “con” e “per” la comunità, anche attraverso sperimentazioni innovative condivise con gli attori presenti sul territorio. Incentivare la capacità di costruire risposte imprenditoriali a bisogni e sfide della società e dei territori (innovazione sociale) generando valore condiviso sia per l’imprenditore stesso che per i territori in cui le sue attività si realizzano dovrebbe essere un ulteriore obiettivo imprescindibile di nuovi percorsi educativi in ambito imprenditoriale. In questo ambito la palestra per fare emergere una nuova asset class d’imprenditori, potrebbe nascere proprio dal porre al centro della loro esperienza le “sfide della loro comunità”.